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Recensione: “Alla deriva” di Hans Horn

Recensione: “Alla deriva” di Hans Horn

Per festeggiare un compleanno, Dan invita il suo vecchio gruppo di amici ad andare in crociera sul suo yacht. Una volta a bordo l’atmosfera è rilassata e niente sembra poter andare storto, ma quando qualcuno si butta in acqua nessuno pensa a preparare la scaletta per risalire a bordo…

alladerivaTratto da una storia vera, prodotto in Germania ma distribuito nei circuiti di tutto il mondo, Alla deriva si presenta come sequel di Open Water, sostituendo la coppia di sub dispersi con un gruppo di sei giovani. Si tratta di tre coppie di amici che non si incontrano da cinque anni, che in occasione del compleanno di uno di loro si avventurano in alto mare a bordo di uno yacht al largo del Messico. L’atmosfera è rilassata, all’insegna delle risate e della voglia di giocare, i protagonisti bevono, scherzano, prendono il sole. Intorno al ventesimo minuto di proiezione inizia la tragedia: qualcuno si butta in acqua, ma nessuno pensa di preparare la scaletta per risalire in barca. Durante i primi tentativi di risalire a bordo sembrano tutti piuttosto speranzosi; pian piano, però, panico e isterismi prendono il sopravvento impedendo ai ragazzi di ragionare lucidamente per trovare insieme una soluzione. Ogni mossa ormai è la più sbagliata, ognuno tira fuori il peggio di sé, si commettono tutti gli errori possibili…

Trovare una soluzione sembra impossibile, ma una volta realizzato il q.i. dei personaggi lo spettatore si rassegna. Iniziano le scommesse, chi morirà per primo? Comincia così la selezione. Muore infatti il primo personaggio, poi il secondo, il terzo e – colpo di scena – quando rimangono in tre un personaggio annuncia di volersene andare a nuoto, così parte senza direzione in mezzo all’oceano. Risate in sala, colpo basso per un thriller, ma nonostante le reazioni del pubblico c’è da dire che Alla Deriva si distingue dalle altre pellicole di questo genere visto che i protagonisti stavolta non sono vittime di classici squali o di altri feroci animali marini, ma della loro stupidità. Il mare di Hans Horn è un semplice soggetto passivo, in attesa delle mosse dei personaggi. E quel poco di tensione e suspense scaturiscono proprio da quel senso di claustrofobia e impotenza di fronte alla salvezza, la barca, che nonostante sia lì in mezzo ai personaggi sembra irraggiungibile.

Merito al regista anche per quei primi piani, a filo d’acqua, ossessivi fino al punto di riuscire a sottolineare gli stati d’animo e le espressioni di angoscia e panico dei protagonisti. Azzeccate poi le riprese subacquee per creare il senso di smarrimento e sottolineare l’infinità e la pericolosità del mare. In diversi momenti sembra che al regista interessi concentrarsi più sui sentimenti e sulle reazioni dei personaggi che non sull’avventura da narrare, così sfrutta molto la loro componente psicologica, le espressioni e i ricordi, nel tentativo di dare spessore emozionale alla vicenda. Probabilmente è proprio questo l’errore di Horn: questa attenzione continua alle sfumature delle personalità del protagonisti, già in sovraccarico, fa perdere ritmo alla storia e narrativamente riduce la tensione nello spettatore – in alcuni casi fino a farlo ridere – invece di aumentarla.

La recitazione dei protagonisti è, tutto sommato, un po’ anonima ma alla fine può risultare all’altezza. Non è da sottovalutare che il regista, al suo primo lungometraggio, ha fatto quello che poteva considerando che la trama è scheletrica, che l’unico luogo d’azione è una distesa d’acqua e che, in 95 minuti, non è mai ricorso a nessun effetto speciale.

 

Titolo: Alla deriva – Adrift (Open Water 2: Adrift)
Regia: Hans Horn
Sceneggiatura: Adam Kreutner, David Mitchell
Fotografia: Bernhard Jasper
Interpreti: Susan May Pratt, Richard Speight Jr, Niklaus Lange, Ali Hillis, Cameron Richardson, Eric Dane, Wolfgang Raach, Alexandra Raach, Alfred Cuschieri, Kelly Wagner, Mattea Gabarretta, Luca Gabaretta, Christine Spasojevic
Nazionalità: Germania, 2007
Durata: 1h. 35′

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